Quadrilogia

5-09-2025 | 28-09-2025

Quadrilogia

Quadrilogia

Palazzo Santa Croce - Cuneo

Marco Cuttica, Michele De Vita, Enzo Mastrangelo, Beppe Pepe
Testo critico di Sandra Aliotta

L’evento fa parte della rassegna “OMG – grandArte 2025-2026 – I confini del Sacro”
Con il patrocinio del Comune di Cuneo
Con il sostegno di Fondazione CRC

La mostra sarà visitabile dal 5 al 28 settembre 2025,
sabato e domenica dalle ore 15.00 alle ore 18.00, con ingresso libero.

Per informazioni: info@grandarte.it


La mostra collettiva “Quadrilogia” si presenta al pubblico come l’ottavo evento organizzato da grandArte nell’ambito della rassegna “OMG – grandArte 2025-2026 – I confini del Sacro”, che proporrà una serie rappresentativa di altre esposizioni d’arte in numerose località dell’intera provincia nel corso degli anni 2025-2026.

Dopo la precedente edizione di HELP, sostantivo e acronimo di Humanity, Ecology, Liberty, Politics, tenutasi nel 2022, si è voluto concentrare l’attenzione su temi e considerazioni più specificamente rivolti all’ambito della spiritualità, intesa nel senso più ampio del termine, nonostante i tempi odierni dominati dalla secolarizzazione e da una conseguente e diffusa indifferenza verso le questioni che investono il mondo dell’interiorità, del rapporto con il divino e più in generale di tutto ciò che costituisce la dimensione del trascendente.

“Vediamo di restare in ascolto sempre, fino all’ultimo”, scrive Sergio Givone quasi alla fine del suo saggio La ragionevole speranza. Come i filosofi hanno pensato l’aldilà (Solferino, 2025). Ed è quanto si cercherà di attuare con la nuova serie di mostre di grandArte 2025-2026: dare voce agli artisti che parteciperanno con le loro meditazioni in forma di immagini elaborate attraverso le più diverse tecniche espressive (dalla pittura alla fotografia alle installazioni oggettuali).


Il tema del sacro viene introdotto come sentimento di stupore e timore reverenziale di fronte a qualcosa di trascendente e inaccessibile, che si manifesta in una forza che va oltre l’ordinario. Derivando dal latino sacrum (“separato”), il sacro è ciò che si distingue dal mondo profano e quotidiano, come nei luoghi di culto o nelle festività, divenendo un’esperienza fonte di mistero e di significato profondo per l’individuo.

Il titolo della mostra richiama il senso di un’opera composita (letteraria, cinematografica o di altro genere, nel nostro caso artistica) costituita da quattro parti distinte ma guidate da un unico scatto ispiratore, tematico e stilistico. Materia, immagine e gesto attraversano le sale coinvolgendo lo sguardo e i sensi in un caleidoscopio di emozioni mutevoli, espressione dell’interiorità.

I quattro artisti – Cuttica, De Vita, Mastrangelo e Pepe – formatisi ad Alba, operano con l’intento di suggerire una riflessione sul tema del sacro e dei suoi limiti naturali con il profano (ossia l’esperienza quotidiana, le attività secolari consacrate nel mondo e il lavoro). Gli artisti percorrono la sottile linea che separa le due dimensioni con audacia e misura, mentre il colore steso con gesti dinamici e lirici tende a renderli specchio di sensazioni e moti interiori. In tutti e quattro gli artisti, le espressioni proposte sperimentano tecniche nuove di struggente suggestione, ove gli oggetti appaiono dissolti e frammentati nel dilagare della luce e dell’invisibile.

I tratti si fanno essenziali. I contorni delle superfici, pur delineati, rendono la forma misteriosa e vibrante, trascendendo in una luce intangibile che rivela intensità vigorosa e gestuale. Le opere in mostra rappresentano il frutto di un attento studio sugli effetti che la materia e il colore sviluppano all’interno delle sale. Profili ammantati di bianco su teli stesi evidenziano le parti sporgenti dei soggetti coinvolti in maniera indefinita ed espressiva.

I colori della terra e del cielo emergono dalle spatolate profonde ed essenziali che rendono imperscrutabili agli occhi i giochi di contrasti. Ogni tinta suddivisa in campiture genera stupore e inquietudine al contempo. La fotografia è una soglia: la fedeltà alla realtà visibile può portare a uno spostamento di prospettiva, mentre l’effetto mosso forza l’invisibile a divenire il tessuto significativo del reale.

Da qui nasce la riflessione sul sacro e sui rituali del mondo moderno, che spesso vanifica le intenzioni. La fluidità dello spirituale genera un moto perpetuo che alimenta una linfa vitale benefica. La salita alla vetta del firmamento celeste celebra il legame indissolubile con l’incorporeità, che cementa l’unione tra terra e cielo, addolciti dalle acque permanentemente in movimento.

La vicinanza del Supremo alla condizione umana proviene dall’insistenza dell’uomo e della divinità nello sforzo reciproco di cercarsi e raggiungersi. I vari modi di avvicinarsi alla fede vengono indagati ispirando il metodo alle religioni diffuse, volgendo lo sguardo alla scintilla dell’Eterno che si trova in ognuno di noi.

Sandra Aliotta

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