Il tempo, l’opera

18 marzo 2022 | 25 aprile 2022

Il tempo, l’opera

Enzo Bersezio

La mostra sarà aperta il venerdì, il sabato e la domenica 16.00 | 19.00

Mondovì | Palazzo di Città

I suoi legni, le sue strutture svettanti, i suoi strati di carte e numeri, i suoi tenui colori, il suo bianco non bianco, le sue corde nautiche, i suoi grigi metalli sono lì, davanti a noi e, da semplici e poveri materiali divengono elementi della nostra storia atavica, ci riportano a tempi immemorabili, a storie di viaggi in terre sconosciute ma al contempo note,assurgono a strutture sciamaniche, a protezione del nostro più intimo essere, in una continua contrapposizione tra antico e contemporaneo, tra moderno ed arcaico. (Marcello Corazzini)


Formatosi all’Accademia Albertina, Bersezio comincia ad esporre a fine anni Sessanta nella Torino dell’Arte Povera, iniziale ambito di riferimento per l’artista insieme alle correnti minimaliste e concettuali rilette in chiave antropologica e alla nuova facies della scultura internazionale che predilige l’installazione correlata all’ambiente, si serve di materiali poveri e forme essenziali (in Bersezio archetipiche, mitiche o arcaiche). Pazienza, sperimentazione creativa e una lenta lavorazione artigianale sono il suo modus operandi: carte e legni sono scrutati nelle trame, increspature e rughe della loro epidermide; l’amore per la materia lo trattiene da qualsiasi intervento violento: le carte accolgono numeri, lettere, frasi, simboli, i fogli si stratificano uno sull’altro sfruttandone trasparenza e sottigliezza; il chiarore diafano dei legni conferisce loro una lievità inaspettata come se le azioni dell’artista (levigare, intagliare, sbiancare) trasformasse la consistenza iletica in rarefatta sostanza, incanutita da un viaggio tra terra, mare, epoche; singoli o assemblati nello spazio, a volte appoggiati a parete, ospitano spaghi naturali o colorati, cordicelle nautiche, cilindri scrittorî, intrecci di lana, “ricami”, oltre a contrappesi strutturanti che risolvono la contesa tra forma e forza; essi diventano supporto per tracce di senso rivelatrici del confine tra preistoria ritrovata e attualità del vissuto, quel confine che Antoni Tàpies aveva inverato nei “muri” che  -scriveva nel 1969- conservano la loro realtà senza nulla perdere della loro carica archetipa e simbolica. Anche la scelta della verticale è aspirazione a cogliere l’infinito irrappresentabile come dimostra l’onnipresenza dei numeri primi. (Fulvia Giacosa)


Enzo Bersezio vive e lavora a Torino ed è stato docente di Discipline Plastiche al Liceo Artistico Statale. Ha iniziato la sua attività espositiva a metà degli anni ‘60. Sue opere sono esposte in numerosissime collezioni pubbliche e private.
La sua indagine artistica si è mossa in autonomia di intenti privilegiando un’idea di scultura minimalista, da considerare come sintassi espressiva strutturale, incentrata sul linguaggio delle forme archetipiche, come la scrittura o gli oggetti delle culture primitive.
Attento e fantasioso manipolatore di materiali naturali, è giunto a concentrare le proprie indagini sul legno, che affiorano come memorie in superficie dalle profondità della materia.
Innumerevoli sono le esposizioni personali e collettive che lo hanno visto protagonista durante tutti gli anni della sua intensa attività iniziata negli anni ‘60.