Cravero Claudio

Opere

in/visibili (Mohammad Mussa Rezai) // 2012 // Stampa lambda

in/visibili (Morteza Gholami) // 2012 // Stampa lambda

in/visibili (Reza Sharisi) // 2012 // Stampa lambda

in/visibili (apprendista) // 2012 // Stampa lambda

Cravero Claudio

Torino, 1953. Vive e lavora a Torino

Fotografa sin dagli anni ’70 e, tra i fondatori di FANTEATRO, integra poi l’attività teatrale per una decina di anni. Tra i suoi progetti fotografici: “Tracce”, archeologia urbana del contemporaneo; “Atti ritratti”, documentazione dell’attività in atelier degli artisti; “Fantasmi”, immagini fantasmatiche nei luoghi del nostro vivere; ”History of Violence”, mise-en-scène che denuncia la violenza tra le mura di casa; “Interferenze”, icone dell’arte rielaborate tramite una pittura chimica su carta fotografica; “Nudi”, un’indagine foto/psicologica sul cambio d’espressione quando si è “nudi” di fronte all’obbiettivo. Nel 1998 è tra i fondatori di FINE (Fotografia e Incontri con le Nuove Espressioni) spazio espositivo no-profit dedicato ai nuovi fotografi. Nel 2014 è tra i fondatori di ACCA che organizza l’apertura al pubblico degli atelier torinesi. Ha esposto in Italia, Francia, Portogallo, Repubblica Ceca, Scozia, Argentina e Stati Uniti.


 

 

 

In Afghanistan ci sono andato nel 1978, quando invasioni e guerre sanguinose erano ancora lontane a venire.

Ne ho percorso le città, immobili in un tempo quasi medioevale, separate da paesaggi duri, aspri,  che esplodevano improvvisamente in piane verdeggianti.  Come i volti corrugati degli uomini che l’abitavano; l’avevano stampata in volto la fiera geografia di quei luoghi:  increspature aride che si arrendevano a lussureggianti distese di sorrisi.
Una stregoneria. La stessa, forse, che aveva catturato Alighiero Boetti…

Da allora nessun ritorno, tranne che con la memoria. Finché un giorno, sentendo parlare di una piccola comunità afghana a Torino, ho pensato di incontrarla e di rendere omaggio a quel paese e al suo popolo.
Ogni scatto di questo progetto è la sintesi di una storia. Senza falsa retorica, ho provato a raccontarne un viaggio inverso al mio.
La fatica dell’accettazione, il timore della diversità, il persistere della propria invisibilità: tutto scritto sulla pelle di volti e  mani che ho voluto ritrarre nell’atto della loro inossidabile, necessaria operosità.
Mani forti e competenti, mani precise o delicate, mani screpolate o protettive, mani per custodire un nuovo nato, il primo torinese di genitori afghani…

Opere

in/visibili (Mohammad Mussa Rezai) // 2012 // Stampa lambda

in/visibili (Morteza Gholami) // 2012 // Stampa lambda

in/visibili (Reza Sharisi) // 2012 // Stampa lambda

in/visibili (apprendista) // 2012 // Stampa lambda